Segreteria:
casadelledonneviareggio@gmail.com
058456136
orario dal lunedì al venerdì 9.00-14.00/15.30-17.30
Centro Antiviolenza:
centroantiviolenzaviareggio@gmail.com
numero verde 800800811
orario lunedì-martedì-mercoledì 15.30-18.30, giovedì-venerdì 9.30-12.30
La Casa delle Donne di Viareggio aperta nel 1996 ospita al suo interno l’unico Centro antiviolenza di tutta la Versilia.
Dal 2001 ha accolto e sostenuto nel percorso di fuoriuscita dalla violenza oltre 1700 donne, grazie al lavoro delle operatrici volontarie. Solo nel 2017 ha sostenuto 170 donne. Nei primi due mesi del 2018, a conferma della fiducia che le donne ripongono in questa associazione, sono aumentati del 50% gli accessi al Centro da parte di donne in difficoltà!
La Casa si trova in Pineta, a Viareggio, ed è il punto di riferimento da quasi 22 anni per quelle centinaia di donne che ogni anno bussano alla porta del Centro per avere un sostegno gratuito e costante, un luogo protetto in cui iniziare un lavoro su loro stesse. Non solo, la Casa organizza corsi e laboratori per tutte le donne del territorio, dove anche le donne fuoriuscite dalla violenza possono far convergere le loro competenze, il loro tempo e i loro sogni.
La Casa organizza iniziative culturali, artistiche e di sensibilizzazione, va nelle scuole per incontrare le ragazze e i ragazzi ed educarli al rispetto e alle differenze, offre volontariamente corsi di formazione agli/le operatori/trici di Rete.
Il Comune di Viareggio, senza un confronto con l’associazione, ha deciso di mettere in vendita l’immobile. Non ha proposto ad oggi nessuna alternativa, non dialoga con l’associazione, lasciando centinaia di donne nell’incertezza.
Chiediamo che la Casa delle Donne di Viareggio ed il Centro antiviolenza L’una per l’altra rimangano nella sede storica, conosciuta e riconosciuta da tutte le donne della Versilia, per continuare ad operare a fianco delle donne ogni giorno.
In alternativa, tolga la Casa dalla lista dei beni vendibili e riapra la trattativa con le donne della Casa per un eventuale altro immobile.
Fabio Roia, presidente di sezione del tribunale di Milano, sarà a Viareggio mercoledì
Sindaci della Versilia e Cgil a Del Ghingaro: apra un confronto che coinvolga tutti.
Ha già varcato i confini della Versilia la battaglia della Casa delle donne che il Comune di Viareggio ha inserito tra i beni da vendere. Dalle pagine del “Tirreno” prende la parola una delle voci più autorevoli in Italia per l’esperienza acquisita ed il lavoro fatto sul fronte della violenza contro le donne.
«Quello che sta accadendo a Viareggio è un esempio di quella forbice tra quello che si dice in occasione del 25 novembre dell’otto marzo e quanto, invece, si fa di negativo per non attuare le parole spese». Ed allora - così il giudice Fabio Roia, già tra i componenti del Consiglio superiore della magistratura, oggi presidente della sezione “Misure di prevenzione” del Tribunale di Milano, che da molti anni si occupa di casi di stalking e violenza sessuale e ha scritto per Franco Angeli il volume “Crimini contro le donne, politiche, leggi e buone pratiche”.
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La Casa delle donne, aperta nel 1996, ha visto centinaia di donne partecipare a corsi e ritrovarsi per iniziative culturali e artistiche. Dal 2001, con l'apertura del Centro, sono oltre 1700 le donne che hanno trovato sostegno nel percorso di fuoriuscita dalla violenza.
Abbiamo curato la casa abbellendola, migliorandola, curandola, sempre. Dunque è qui che vorremmo continuare il nostro lavoro ed è questo il luogo che molte donne riconoscono e amano.
Oggi non abbiamo nessuna certezza, e inoltre ci chiediamo: se davvero esiste questo immobile bello e moderno, perchè il Comune non lo vende e permette alla Casa e al Centro di vivere e far vivere la continuità a tutte le donne della Versilia che si rivolgono a noi?
#ledonnesiascoltano
#ledonnesiprendonosulserio
«Perché vendere la Casa delle donne?
Così si disorienta chi è in pericolo»
La presidente Raffaelli respinge la proposta di una nuova sede.
MONTA il caso della Casa delle donne, inserita come immobile nel piano delle alienazioni del Comune.
Le animatrici dell’associazione puntano i piedi. Non vogliono una sede diversa. «Già quando nel 2014 ci fecero pagare le bollette delle utenze – spiega la presidente Ersilia Raffaelli (nella foto in alto) – dovemmo cambiare numero di telefono, e quell’anno gli accessi delle donne in difficoltà calarono vertiginosamente, perché tante non sapevano più dove rivolgersi. Noi temiamo
che, cambiando improvvisamente sede, accada la stessa cosa.
(La Nazione Viareggio 16 marzo 2018)
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Incontro con il dott. Fabio Roia, Magistrato e Presidente di sezione del Tribunale di Milano per la presentazione del suo libro "Crimini contro le donne - Politiche, leggi, buone pratiche"
Interverranno inoltre il dott. Pietro Suchan, Procuratore della Repubblica - Lucca; Dott.ssa Manuela Ulivi, Avvocata e Presidente della Casa delle donne maltrattate di Milano; Dott.ssa Ersilia Raffaelli, Presidente della Casa delle Donne e del Centro Antiviolenza di Viareggio.
I 14 Centri Antiviolenza della Toscana, che fanno parte del coordinamento Tosca ESPRIMONO sostegno e solidarietà alla Casa delle Donne di Viareggio , al centro antiviolenza L'una per l'altra e alle associazioni, organizzazioni e donne che la frequentano e vi operano dal 1996 di fronte alla decisione dell’Amministrazione Comunale di vendere la Casa delle Donne .
La casa ,luogo simbolico e reale anche per il coordinamento TOSCA rappresenta un punto di riferimento per il lavoro che svolge per l’affermazione dei diritti e contro la violenza alle donne anche in collegamento con le istituzioni territoriali locali e regionali e con attività di sensibilizzazione e di aiuto alle donne per uscire dalla violenza.
Auspichiamo che l’Amministrazione Comunale voglia rivedere la decisione presa e ascolti gli appelli e le richieste come la nostra dimostrando in questo modo una sensibilità concreta e un impegno reale contro la violenza alle donne.
Fiduciose dell’ascolto, Coordinamento Tosca.
D.i.Re Donne in rete contro la violenza si schiera al fianco del Centro antiviolenza L'una per l'altra e di tutte le associazioni, organizzazioni e donne che animano e frequentano la Casa delle donne di Viareggio per sostenerle nella loro lotta per conservare la sede in cui operano dal 1996.
Pensare di vendere l'immobile e trasferire le associazioni altrove significa disconoscere il valore sociale, culturale e di cittadinanza costruito nel tempo, imponendo alle associazioni costi insostenibili di trasloco e ricostruzione di un percorso il cui valore va ben al di là del valore immobiliare dell'edificio in questione.
In un momento in cui la violenza contro le donne è finalmente riconosciuta come uno dei principali problemi causati dalla persistente disuguaglianza di genere, il segnale che ci si aspetta da una amministrazione comunale è di segno opposto.
Per questo confidiamo che la Giunta voglia rivedere la decisione presa e ascoltare le voci delle donne che oggi giustamente lottano perché la Casa delle donne resti nella sede attuale, senza imporre una interruzione delle attività e dei servizi il cui impatto andrebbe a colpire ancora una volta soprattutto le donne che più di tutte hanno bisogno di non essere lasciate sole.
Quando si verifica un atto di violenza contro una donna siamo tutti pronti a condannare l’accaduto. Quando si tratta di dare risposte concrete le istituzioni appaiono troppo spesso distratte o assenti.
Chi governa una città deve avere a cuore non soltanto la corretta amministrazione ma anche la qualità della vita delle persone che la abitano. E la casa delle donne ha arricchito e arricchisce la vita culturale di Viareggio, offre occasioni di crescita a ragazze e ragazzi, offre a molte donne la possibilità di uscire dalla solitudine e dalla paura per riacquisire piena cittadinanza, offre a molti uomini l’opportunità per affrontare in cambiamento con più libertà e consapevolezza.
Troppo spesso i nostri territori vedono la chiusura di servizi essenziali, la riduzione di prestazioni sociosanitarie, la contrazione di iniziative pubbliche a supporto della salute, del diritto alla formazione, alla mobilità, all’accesso al lavoro di cittadini e cittadine. Sempre di più il privato sociale, il volontariato, l’associazionismo, l’autoorganizzazione delle persone a partire da bisogni e diritti, creano reti di solidarietà, risposte concrete a problemi che le Amministrazioni locali non riuscirebbero ad affrontare da sole a fronte del taglio di risorse pubbliche. Il centro Antiviolenza non solo supplisce a una carenza di servizi a supporto delle donne che hanno subito violenza e che vogliono uscire da una situazione di abusi, soggezione e maltrattamenti: offre a tutti e tutte noi strumenti per comprendere le radici di un fenomeno che ha dimensioni e diffusione allarmanti nella nostra società.
Alla violenza maschile non si può rispondere solo con l’intervento repressivo delle forze dell’ordine (peraltro ancora oggi spesso impreparate a comprendere ed affrontare in modo adeguato le denunce delle donne): serve prevenzione, servono attività di supporto e accompagnamento alle donne nel loro percorso di uscita dalla violenza, serve un’attività nelle scuole per il cambiamento culturale nelle relazioni tra i sessi. Serve un cambiamento nella cultura degli uomini. A tutto questo contribuiscono il centro antiviolenza e la casa delle donne.
Le nostre città appaiono sempre più dei deserti di servizi, spazi comuni, luoghi di socialità, reti di ascolto e solidarietà: questo aggrava sensibilmente le condizioni di solitudine, di povertà e fragilità che le stesse amministrazioni locali non sono più in grado di affrontare. Crescono invece centri commerciali che tolgono ossigeno ai piccoli esercizi commerciali di prossimità ma pagano oneri di urbanizzazione ai comuni. Si riducono servizi e spazi culturali ma crescono opere pubbliche spesso inutili e costose. Alienare uno spazio di grande rilevanza sociale e culturale per destinarlo a finalità private, per un rientro economico a breve, è una scelta miope anche dal punto di vista amministrativo. La stessa contabilità economica, inadeguata per valutare il contributo culturale e sociale di queste esperienze alla vita della città, non può ignorare i costi sociali della violenza e della violenza vissuta dalle donne in solitudine senza supporti e senza indicazioni nel loro percorso, non può ignorare il valore del lavoro di sensibilizzazione svolto nelle scuole, non può rimuovere il contributo gratuito e volontario che molte donne, da anni, danno alla vita sociale, culturale e civile della città.
Chiediamo al Comune di Viareggio di riconoscere l’utilità sociale dell’attività svolta dalla casa delle donne e dal centro antiviolenza e di ritirare la proposta di chiusura e alienazione della casa delle donne.
L’esperienza della casa delle donne di Viareggio, forse chi vive nella città fatica ad accorgersene, ha una valenza nazionale: la sua riflessione, le sue iniziative di dialogo tra donne e uomini, il suo contributo al dibattito nazionale sulle politiche di contrasto alla violenza sono riconosciuti e apprezzati.
Sarebbe davvero grave che non lo facesse chi governa questa città in nome e per il bene di tutti e tutte le cittadine e i cittadini di Viareggio.